Nell'antico
lessico ebraico Gesù è nome personale. Cristo è
invece un appellativo, che significa Re o Signore.
Gesù era discendente di David e, come tale, di stirpe reale;
per questo possibile pretendente al governo di Israele. Se qualcuno
poteva essere interessato alla sua morte, questo qualcuno era il governatore
di Roma, quel Ponzio Pilato che invece appare nei Vangeli il
più propenso a salvargli la vita.
Nei
Vangeli Canonici (quelli ammessi dalla Chiesa) Gesù fu condannato
a morte dal Sinedrio, che era il Consiglio degli Anziani Giudei. Tutto
avvenne nella notte di Pasqua. Poi i giudici di Cristo chiesero la
ratifica della sentenza al governatore romano Ponzio Pilato.
In realtà, la legge giudaica impediva al Sinedrio di riunirsi
a Pasqua e vietava riunioni notturne. Peraltro, la ratifica di Roma
non era richiesta, dal momento che il Sinedrio aveva facoltà
di condannare a morte disponendo l'esecuzione mediante la lapidazione.
Così come è raccontata dai Vangeli, la storia della
morte di Cristo non è coerente con le leggi e le consuetudini
del tempo, in Israele.
Questo
ed altro, ampiamente descritto in ottimi
libri sull'argomento,
mette in discussione le vicende narrate dai Quattro Evangelisti.