come
la principessa Anastasia
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Il
soldato e l'eremita
Un
soldato andò a cercare un eremita che aveva fama di guaritore.
Accompagnava un commilitone molto malato, e con lui si addentrò
nella campagna della gelida Russia. Giunto alla caverna del monaco,
lo guardò un attimo e subito si inginocchiò ai suoi
piedi. Quello gli fece cenno di tacere, ma il militare gridò:
'Voi siete Alexander Pavlovic, mio signore e padrone!'.
Era
il 1835 circa e lo zar Alessandro I, che il soldato credette di riconoscere,
era stato sepolto una decina d'anni prima nella Cattedrale di San
Pietro e Paolo a Pietroburgo. Nelle esposizioni al pubblico, la bara
non era mai stata aperta e solo la madre dell'imperatore (morto a
soli 48 anni) aveva visto e riconosciuto il cadavere, notando però
un'eccessiva magrezza di quel corpo senza vita. Successivamente, il
medico - che si diceva avesse attestato la morte del sovrano - dichiarò
che la firma in calce al verbale di decesso non era sua.
Tanti
altri fatti sembrarono confermare il sospetto della finta morte di
Alessandro: somiglianza fisica, grafia quasi uguale, ricordi della
corte russa, etc. Così l'eremita - chiamato Fedor Kuzmich -
ebbe varia fama: quella di santo dei miracoli e quella di vero o falso
imperatore. Morì novantenne e sulla sua tomba, nel 1864 o 1867,
la lapide riportava una menzione che sembrava riferirsi allo Zar.
Lo
Zar Alessandro I
Fu
un personaggio ambiguo, indeciso e spesso indolente. Costretto dalla
storia a fronteggiare la grande emergenza dell'invasione francese,
Alessandro riuscì a contrapporsi a Napoleone (che peraltro
ammirava) ed a fissare i criteri della Santa Alleanza, per cadere
subito dopo in uno stato di depressione e abulia. In pratica, fu un
protagonista, senza volerlo. Poco più che ventenne, aveva quasi
assistito all'assassinio del padre. Lo zar Paolo I era stato strangolato
nella camera da letto; non si sa se Alessandro, che era nella stanza
accanto, non aveva trovato il coraggio di intervenire o se, addirittura,
aveva partecipato al complotto contro il padre. Questo fatto, comunque,
gli procurò sensi di colpa e crisi mistiche che spiegherebbero
una voglia di allontanarsi dal mondo e di abbandonare il potere, conquistato
in maniera indegna. Forse Alessandro organizzò veramente il
suo stesso finto funerale, per farsi anacoreta. Lasciò il trono
al fratello Nicola I, da cui sarebbe derivata l'ultima tragica generazione
dell'impero russo.
La verità
giace
nella tomba della cattedrale di San Pietroburgo. A quanto pare, il
sepolcro di Alessandro I è stato aperto due volte: per volontà
del pronipote Alessandro III e, dopo la rivoluzione, per ordine di
Lenin. In entrambi i casi il cadavere non si trovò.
Il
destino dei Romanov
Dall'inizio
alla fine c'è ombra e mistero sulla dinastia dei Romanov. Per
quasi 3 secoli la famiglia degli Zar di tutte le Russie governò
un impero, quasi sempre in modo dispotico e quasi sempre incappando
nelle trappole di tenebrose leggende. Già le origini si collegano
ad
Anastasia
Romanovna, moglie del sanguinario Ivan IV, passato alla storia con
l'appellativo di Ivan il Terribile. Nel 1920, torna in scena un'altra
Anastasia. La sua storia è simile a quella dello zar Alessandro.
Si chiama Anna Anderson, ma dice di essere appunto Anastasia, la figlia
dell'ultimo zar Nicola II, scampata alla fucilazione in cui ufficialmente
trovò la morte tutta la famiglia reale.