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una notte al castello

Lo spettro di Ezzellino

E' descritto sempre come uno dei più spietati feudatari del medioevo italiano, anche se la cattiva fama potrebbe derivargli dalla propaganda antighibellina dei partigiani di Papa Innocenzo IV, che lo aveva scomunicato.

La leggenda si impadronì di lui già quando era in vita, attribuendogli crimini e misfatti di ogni specie, che quasi lo affiancano a personaggi come Nerone o Hitler.

Nel 1256, Ezzellino avrebbe ordinato l'eccidio di undicimila cittadini di Padova, sospettandoli di parteggiare per il partito guelfo; in altre occasioni avrebbe passato a fil di spada persone colpevoli soltanto di avergli portato lettere contenenti cattive notizie. Questo sinistro figuro fu Ezzellino III da Romano, signore e despota di Vicenza, Verona e Padova.

Con il tempo il potere di Ezzellino si allargò verso Ferrara e la Val d'Adige con il conseguente dominio di vari Castelli.

Catturato e imprigionato a Soncino, il Signore del Veneto si lasciò morire strappandosi le bende che gli coprivano le ferite e senza far pace con la Chiesa. In questo modo, secondo la leggenda, si consegnò all'inferno, ma senza togliersi dal mondo.

Tutte le fortezze, da lui visitate o abitate, risultano immancabilmente infestate da una forza del male che viene associata al diavolo in persona, più che ad un inquietante fantasma.

Il primo di questi Castelli è solo un residuo di rocca duecentesca e si trova a Bassano.
Ezzellino ne governa i ruderi e, dall'alto del colle che domina il paese, controlla le vie di passaggio.
Di sera, è forte il pericolo che l'immortale demonio in armi medievali si impossessi delle persone e della loro vita.
Il Castello di Monselice è un'altra postazione di Ezzellino. Fu lui che lo fece costruire e fu lui che lo destinò a dimora di una sua amante di nome Ivalda.
Donna crudele, dedita a pratiche magiche nonchè lussuriosa, costei avrebbe tentato di conquistare l'eterna primavera circondandosi di amanti giovani, ovviamente uccisi dopo l'amplesso.
Il maggior godimento le derivava dall'accoppiare amore e morte. Un sistema di trabocchetti faceva sprofondare gli uomini di Ivalda in pozzi con lance puntate verso l'alto.

Il ciclo erotico di Ivalda si chiuse per volontà dell'amante ufficiale, appunto Ezzellino da Romano, che la passò a fil di spada.


La nobildonna perversa, che uccide dopo il rapporto d'amore con il sistema di piombatoi che fanno sprofondare su un letto di armi aguzze, è un classico della leggenda medievale e si ambienta in moltissimi Castelli e in tutte le regioni italiane.


La fama negativa di Monselice è accentuata da un'altra fosca presenza: quella di Jacopino da Carrara, avventuriero senza gloria tenuto in prigionia nel vecchio maniero e poi morto di stenti.

Compare ancora, barbuto e sciatto, appoggiato ad un bastone che ne rievoca il declino.

Altre leggende, tra castelli e fantasmi del Veneto, ruotano intorno alla descrizione di feudatari spietati e sanguinari, quale ultimo residuo dei tempi duri del dominio dei baroni.


 

© testi e grafica di: leonardo d'erasmo
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