I
Castelli Infestati |
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i fantasmi e il diavolo
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Il
Castello di Savignone fu proprietà del casato dei
Conti Fieschi, cui appartennero bellissime dame spesso protagoniste
di forti storie d'amore. Sono sempre descritte consorti di un Visconti
della grande famiglia milanese, e ciò rende probabile che
la storia sia in realtà una sola, con qualche variante sui
fatti e qualche confusione di nomi.
Nel
primo caso si parla di una certa Fosca dei Fieschi, moglie
infedele appunto di un Visconti e sentimentalmente legata ad
un giovane, cui la donna consentiva l'accesso al Castello di Savignone
porgendogli una corda da una finestra in alto.
Come
in una favola, l'amante la raccoglieva e scalava la parete raggiungendo
la sua bella.
Il
marito tradito scatenò dei sicari però, alla ricerca
dell'uomo.
Questo
d'improvviso scomparve e, solo dopo un po', fu ritrovato morto
sul fondo di un burrone, insieme ad un grosso serpente. La vendetta
dei Visconti si era compiuta e, di questa, era stato lasciato
il segno: appunto il biscione, che è al centro del
blasone degli antichi signori di Milano.
Si
rivede ancora oggi il serpente, stavolta in forma spettrale. Di
notte, al Castello, mentre due fiammelle si agitano e si rincorrono,
un serpente interviene e le separa.
La
leggenda, quasi si ripete con una storia molto simile, in cui lei
ha il nome di Isabella Fieschi e il marito Luchino Visconti.
Anche
qui c'è il tradimento, con la vendetta del marito e il biscione.
L'immaginazione
popolare non è, però, suscitata sempre e soltanto
dalla vita delle corti signorili e dei castelli. Le zone di montagna
e le terre franose vedono forze del male anche nel suolo e nel sottosuolo,
intesi come fonti di sciagure.
Nella
zona delle Caselline apparirebbe un intero paese fantasma:
gli spettri delle case che una frana inghiottì tre secoli
fa.
Ogni
cinquant'anni il paese tornerebbe a vivere richiamando la curiosità
di passanti che, visitandolo, entrerebbero in un perverso vortice
del tempo, senza ritorno.
Con
tutti questi eterogenei elementi folklorici, è naturale che
qualcuno parli di processioni di fantasmi: frati, baroni, contadini,
viandanti...
Dagli
amori proibiti delle cortigiane e dai disastri naturali si passa
ad un tema importante del folklore europeo, lo stesso che è
alle origini della leggenda di Faust. L'uomo che vende l'anima
al diavolo.
In
Liguria, la storia è presente negli stessi termini. Qui protagonista
è un monaco, costretto a dannazione eterna per il suo folle
contratto e vagante nei pressi di un vecchio Mulino a Rossiglione,
in forma di fantasma spaventevole.
Il
motivo del diavolo è diversamente presente in altre regioni.
In altre zone d'Italia (ad esempio in Sardegna
e in Puglia),
il diavolo viene descritto come implacabile guardiano di tesori,
che impedisce l'accesso a chi tenta di forzare il nascondiglio.
La
leggenda pugliese vede anche il Maligno intento a duellare con S.
Michele, che lo sconfigge. Quest'ultima tradizione è
tipica dei monti del Gargano, dove è molto presente il culto
dell'Arcangelo.
Molto
diverso è il diavolo che compra l'anima. Si trova in Liguria
e si ritrova in leggende del Piemonte.
©
testi e grafica di: leonardo d'erasmo
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